giovedì 17 gennaio 2013

Blu

Se alla Nonna Gloria dici: Blu,
per i primi dieci minuti le verrà in mente
solo il mare delle Maldive...
se poi insisti e le chiedi di concentrarsi 
allora tirerà fuori un vasetto di marmellata di mirtilli,


tosterà un po' di pane


e metterà a bollire l'acqua per il tea.

Poi,
subito dopo averti ricordato 
quanto i frutti di bosco siano antiossidanti
e dunque perfetti per la circolazione 
e per combattere la cellulite
(è un suo vizio, deve sempre elencare le proprietà benefiche di ciò che prepara!),
si incuriosirà e vorrà sapere di più sulla storia del blu.
Perché cominciamo dal blu?
Perché si tratta del colore più diffuso in Occidente,
è la star,
il beniamino,
in Francia come in Sicilia,
negli Usa come in Nuova Zelanda,
tanto fra gli uomini quanto fra le donne,
quale che sia il loro ambito sociale e professionale.

Eppure nell'antichità non era neppure considerato un vero colore;
soltanto bianco, rosso e nero avevano questo privilegio
(ad eccezione dell'Egitto faraonico),
perché, pur essendo onnipresente in natura,
era un colore difficile da ottenere e da padroneggiare.

Poi avvenne un cambiamento profondo delle idee religiose,
il Dio dei cristiani è un dio di luce e la luce è.... azzurra!
Per la prima volta in Occidente si dipingono i cieli
(prima neri, rossi, bianchi o oro) d'azzurro.
E la Vergine, dal 12° secolo, con i suoi manti azzurri,
diventa l'agente principale di promozione del blu.


Dato che la Vergine veste di azzurro... può forse il re di Francia essere da meno??
E così, in tre generazioni, il blu diventa alla moda nell'aristocrazia.
La tecnica viene di conseguenza,
la richiesta di guado cresce a dismisura e la sua coltura diventa di colpo industriale
facendo la fortuna di regioni quali la Turingia, la Toscana o la Piccardia.
A Strasburgo, i mercanti di robbia, la pianta che da il colorante rosso, erano talmente furibondi che corruppero il mastro vetraio incaricato di raffigurare il diavolo sulle vetrate della cattedrale di Amiens (pagata all'80% dai mercanti di guado) affinché lo colorasse di blu, al solo fine di svilire il loro rivale.
Nel '700 si comincia a importare dalle Antille e dall'America centrale l'indaco, il cui potere colorante è più forte di quello del vecchio guado... e il blu diventa di moda in tutti i settori.
Dal 1850 le tute da lavoro in jeans diedero un'ulteriore impulso,
i valori protestanti stabiliscono che gli indumenti devono essere sobri e discreti,
senza contare che tingere con l'indaco è facile!
Bisogna aspettare gli anni Trenta perché, negli Stati Uniti, i jeans diventino un indumento per il tempo libero, poi un segno di ribellione, negli anni Sessanta, ma soltanto per un breve momento, perché un indumento blu non può essere veramente ribelle.
Basta guardare oggi i gruppi di adolescenti per strada: 
formano una massa uniforme e... blu.


Le organizzazioni internazionali, l'ONU, l'UNESCO, il Consiglio d'Europa, l'Unione europea,
tutti hanno optato per un simbolo blu.
Lo si sceglie per eliminazione.
È un colore "gattamorta", che non disturba e riscuote l'approvazione di tutti.
Anche la musicalità del termine è pacata: blu, bleu, blue... è liquido e dolce.
Se ne può fare un uso smodato.








Per ora ci fermiamo qui.... ma non mancheranno occasioni future per continuare a parlare del blu!

Quante storie hanno da raccontare i colori!!!





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